Ci sono notizie che colpiscono, altre che stordiscono. Penso che il secondo sia l’effetto che ha causato la comunicazione della morte di fr. Renzo Mancini, missionario da una vita in Etiopia. Chi non conosceva Renzo! Impossibile non lasciarsi incantare dal suo sorriso, dal suo carattere e dal suo modo di raccontare la sua esperienza missionaria. Uomo sempre sopra le righe, con una logica e un’economia tutta sua…, ma dal cuore grande e genuino. Stefano Cenerini, medico missionario in Etiopia da anni, ha vissuto a contatto con lui per molti anni e ne ha tracciato un ricordo da cui traggo alcuni stralci significativi.

«La sua conoscenza delle lingue e dei costumi locali, nonché la sua affabilità, gli hanno permesso di aprire qualunque porta: è perfino arrivato al vertice, essendo stato invitato a cena dal Presidente della Repubblica…

Con lui sono stato nei luoghi più sperduti, là dove la parola missionario e la parola “Abba Renzo” coincidevano indipendentemente dalla lingua. In macchina aveva sempre con sé due borse con l’occorrente per la messa: una era riservata a Bibbie e messali in quattro lingue diverse…».

Penso che dal cielo Abba Renzo sia felice del fatto che la Messa in suo ricordo sia celebrata a Imola durante il campo di lavoro, in quel caos di roba vecchia a favore delle missioni, caos e gioia di vivere, al quale egli stesso ha presenziato diverse volte. Buona strada (come dice il tuo amato gergo scout) Abba, e… arrivederci.