A causa di “disguidi pandemici”, lo scorso mese non è stato pubblicato il seguente contributo inviato da fr. Paolo Carlin. Ci scusiamo con il confratello e lo riportiamo ora.

II primo insediamento dei Cappuccini a Faenza risale al 1535 su invito dei cittadini e per decisione dell’allora Ministro generale Bernardino Ochino in Castel Raniero (chiamato poi colle Persolino), in un oratorio dei Basiliani dedicato a S. Macario, distante circa 2 miglia da porta Montanara.

In questo luogo l’Ochino condusse seco il convertito capitano Gian Battista Galli Castellini, detto Battistone per la sua corporatura e carattere. Nato a Faenza nel 1496, era stato maestro delle milizie di Francesco della Rovere Duca d’Urbino, poi capitano di fanteria nel reggimento del facinoroso capitano di ventura Ramazzotto di Ramazzotti. II Battista era un uomo di imponente statura e di aspetto poco rassicurante, convertito a Firenze dalla predicazione di Bernardino Ochino nel 1537 circa. Preghiera e mortificazione riuscivano a placare la sua violenta natura. Morì santamente sul colle Persolino e volle essere sepolto all’ingresso della chiesa del romitorio.

Fra Battista corre davanti al Crocifisso, una scultura di legno, dopo essersi rotto “una vena in petto“, nel tentativo di reprimere la rabbia per un rimprovero del superiore giudicata eccessiva. Davanti al Crocifisso mostra il sangue esclamando: “Guardate, Gesù mio, quanta pena ho sofferto per voi“. E il Crocifisso stacca la mano destra dalla croce, portandola al costato, e indicando la piaga replica: “Vedi, o Battista, quanti spasimi ho io sopportato per te su questa croce“. E la mano torna al suo posto.

Quest’anno, nella settimana di preparazione alla Festa tradizionale in ricordo di questo evento, che si celebra la prima domenica dopo Pasqua – ora anche della Divina Misericordia, abbiamo voluto fare un pellegrinaggio sul luogo dove è avvenuto questo fatto memorabile.

Fare memoria del passato aiuta a prepararsi meglio per il futuro.