Qua e là nella nostra Provincia pochi sono i frati che possono dire di aver vissuto in prima persona la “Liberazione” dall’ occupazione tedesca e dal regime fascista. Almeno così, con questo titolo, si presenta la festa che si celebra ogni anno il 25 aprile. Sono trascorsi ormai 72 anni da quegli eventi, e i frati oggi sopravvissuti erano allora solo poco più che bambini, non responsabili, sia in senso positivo che negativo, di quanto in quei lontani giorni si era svolto.
Scorrendo le pagine del necrologio, si incontrano frati, defunti questa volta, che in qualche maniera vi hanno partecipato attivamente, seppure senza spargimento di sangue e non colpevoli delle successive rappresaglie. Ad esempio leggiamo che fr. Costantino Costi († 24.3.1997) alla fine del ventennio fascista fu coinvolto in avvenimenti bellici, ma che, piuttosto di essere arruolato nell’esercito della repubblica di Salò, scelse di unirsi alle formazioni partigiane della montagna reggiana, vita che però non corrispondeva al suo ideale di frate di pace. Così pure fr. Orlando da San Dalmazio († 28.3.1967), che, come cappellano del Policlinico di Modena sfollato a Castelnuovo Rangone, portava medicinali e generi di conforto anche ai molti partigiani delle vicine colline. Si ricorda anche fr. Roberto Lecchini (†19.4.1999), che nel 1944 prese le difese della popolazione di Salsomaggiore in un episodio legato allo scontro tra le milizie partigiane e le milizie repubblichine. Ma soprattutto è ancora ben ricordato fr. Isidoro Teglia († 27.4.1990), che fu attivo partigiano sia in convento che sui monti del suo paese non lontano da Marzabotto. Con la sua innata astuzia sapeva cavarsela sempre in ogni circostanza e riusciva a procurare armi ai suoi compagni di avventura. Questo frate dall’aria ingenua, ma tutt’altro che sprovveduto, si recò un giorno a San Giovanni Rotondo. Appena Padre Pio lo vide, così lo apostrofò: «Non si uccide la gente!». Al che fr. Isidoro rispose: «Io non ho ucciso nessuno! Ho solo procurato le armi…».
Vi sarebbero tante altre figure meritevoli di ricordo, una su tutte: fr. Francesco Antonio Samoggia († 4.12.1961), personaggio visceralmente antifascista e altrettanto anticomunista, ma ci fermiamo qui, sapendo che la vera liberazione viene fatta da chi lavora per la pace. E siamo certi che tanti confratelli, figli fedeli di San Francesco, hanno lavorato e ancora lavorano per la pace.