Il 19 ottobre 2020 è deceduto a Reggio Emilia Giulio Ciarla, oblato cappuccino o, come un tempo si diceva, terziario perpetuo; ma ai frati che l’hanno conosciuto verrebbe la tentazione di dire: “Era più frate lui di noi!” Anche solo a vederlo, veniva da pensare a certe immagini di San Francesco: piccolo di statura, negli ultimi anni anche ricurvo per problemi alla schiena, sempre e solamente assorto e interessato “alle cose di Dio”. E se, dopo tre anni di professione religiosa, non è stato ammesso ai voti, ma è stato incorporato nell’Ordine cappuccino come fratello oblato, possiamo dire che non è stato per dei suoi difetti o intemperanze o altri impedimenti, ma soprattutto per eccesso di zelo: troppi gli scrupoli di sbagliare che si poneva e a causa dei quali i suoi superiori del tempo saggiamente hanno preferito allentare il peso della sua coscienza, non vincolandola a quella Regola e Costituzioni cappuccine. Di fatto poi egli le ha osservato comunque, con grande passione e convinzione.
Era nato a Montemiletto in provincia di Avellino il 2 gennaio 1948; a circa 17 anni maturò nel suo cuore la vocazione alla vita religiosa e missionaria e per questo a 26 anni entrò nei Missionari Saveriani di Parma, dove arrivò a emettere la professione religiosa temporanea; ma dopo tre anni di professione temporanea ne uscì perché nei Saveriani le tappe verso il sacerdozio sono
ben programmate e, come lui stesso scrisse, “non mi sentivo pronto per quella scadenza!”. Eppure Giulio sentiva dentro di sé questa vocazione di annunciare il Vangelo a ogni creatura, e il sacerdozio secondo lui doveva essere la veste e lo strumento con cui presentarsi alla gente per fare conoscere i misteri del Regno di Dio. E proprio per questo non si è dato per vinto.
È infatti entrato nel 1979 nei Frati Minori Cappuccini di Parma, nel Centro Vocazioni Adulte, a quel tempo era sotto la direzione di padre Raimondo Bardelli, che se lo prese a cuore insieme a padre Davide Groppi e a padre Antonino Serventini. Qui ha continuato lo studio della teologia, con grande profitto e zelo, ultimando gli esami rimanenti nel Seminario di Reggio Emilia, che frequentava partendo dal convento di Scandiano. Sarà proprio quella teologia a dare voce per tutta la sua vita alla sua vocazione missionaria, la quale, pur senza i voti religiosi e senza che potesse esere ordinato sacerdote, porterà Giulio ad andare nel 1987 in Centrafrica a insegnare per circa 6 anni nel Seminario di la Yolé nella Custodia di Bouar (RCA), e poi successivamente nel 1993 in Turchia. Qui si ritroverà per alcuni anni insieme a padre Raimondo Bardelli, pure lui andato in missione in Turchia nel Seminario di Mersin, per poi passare successivamente nel convento di Istanbul-Ye,silköy.
Per motivi di salute nel 2009 Giulio torna definitivamente in Italia, dove viene destinato al Centro Missionario di San Martino in Rio. Qui si presta per i servizi di casa per quanto la salute ancora gli consente e, inutile dirlo, prosegue i suoi studi teologici scrivendo tanti, tanti appunti su materie religiose e non solo, probabilmente consapevole che quello era rimasto l’unico modo per annunciare il vangelo. Ma a chi scriveva? E per cosa? E chi mai ha letto o leggerà quegli appunti, dove egli spaziava dalla teologia trinitaria alla teoria della Relatività di Einstein? La nostra risposta lapidaria, di noi frati ancora efficienti e a pieno regime, è già pronta: “Lo faceva per passare il tempo, non potendo fare altro!”. E questo soprattutto nei suoi ultimi anni di vita, che a partire dal 2018 ha trascorso nell’Infermeria provinciale di Reggio Emilia per essere seguito meglio nella sua malattia, il morbo di Parkinson, che lo limitava sempre di più nei suoi movimenti.
Ma probabilmente non era solo questo il motivo di tanto scrivere e riflettere sulle realtà di Dio e dell’uomo. Santa Teresa di Lisieux ci insegna infatti che la missione si alimenta e si sostiene in tanti modi, anche quando la presenza sul campo e l’azione lasciano il posto ad una comunione che va oltre il fare e l’esserci!
Grazie Giulio per la tua testimonianza francescana e per il tuo messaggio di vita che speriamo di raccogliere e di coltivare con la tua stessa passione ed insaziabile curiosità. Attilio Martelli
La liturgia funebre è stata celebrata nella nostra chiesa di Reggio Emilia; di qui la salma è stata trasferita nel cimitero monumentale della città.